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Ciao ciao 2020!



Care lenticchiette,

seppur con meno enfasi polemica (e senza intenti rivoluzionari), trovo condivisibile l'odio di Gramsci per il capodanno e per i giorni di «tripudio a rime obbligate collettive». Il 2020 però è stato diverso, e sento fortemente il bisogno di essere parte di uno sforzo comune, simbolico, per voltare pagina. Non ne usciremo migliori, mi sembra, e non ne usciremo domani stappando lo spumante allo scoccar della mezzanotte, ma dobbiamo impegnarci per uscirne al meglio.


Personalmente faccio ancora fatica a considerare "normali" le nuove routine. Che il gel disinfettante diventasse un assiduo compagno di viaggio non lo avrei mai immaginato, sebbene abbia sempre avuto l'abitudine di tenere una boccetta di Amuchina in borsa, e di lavarmi le mani con regolarità.

Continua a essere straniante vedere le persone per strada con la bocca e il naso coperti e, soprattutto, non riesco a capire come accidenti fare perché la mascherina non mi faccia appannare gli occhiali come se fossi alle terme (mini tergicristalli ne abbiamo?).

Comunque, la mia vera nemesi, la mia Kryptonite, è stata l'autocertificazione: come farla, scriverla, stamparla, porgerla, tenerla? Non parliamo poi dei posti di blocco: è solo una mia impressione che sappiano di quella volta in cui rubai delle biglie all'asilo? Domande angoscianti e ansia come se piovesse.



Lavorativamente parlando è stato un anno duro. La mia categoria è stata colpita in pieno, e non è un segreto che tutto il settore wedding stia pagando costi molto alti. Passerà, e le crisi servono anche per cercare nuove strade e correggersi, ma certamente non è stato facile, anche perché, nel mio piccolo, ho notato non poco menefreghismo e pressapochismo verso il rispetto delle regole, o nell'usare anche solo un poco di buon senso (magari invece di uscire cinque volte, se ne poteva uscire due, no?).

Le Istituzioni avrebbero potuto fare di più e meglio, ovvio, e vedere alcuni gruppi privilegiati neanche scalfiti (qualcuno ha detto Vaticano?) è stato odioso, ma non prendiamoci in giro: sappiamo tutti che non viviamo in un Paese "perfetto", figurarsi ora in una pandemia globale! I cittadini dovrebbero muoversi con maggior senso di solidarietà senza aspettare che i problemi vengano risolti da qualcun altro, per rispetto verso chi ha perso la vita, verso gli operatori sanitari che hanno dovuto lavorare in condizione improbe, e verso i tanti che hanno visto la loro occupazione subire un rallentamento o addirittura una fine prematura.


In conclusione, non posso che augurare a me e a voi tutti che il 2021 sia un anno dove abbiano maggiore spazio la responsabilità, il senso civico, e la consapevolezza del fatto che siamo fragili, che le battaglie si vincono giorno per giorno e che il nostro mondo è cambiato: facciamo sì che sia meglio di quello che ci siamo lasciati alle spalle.

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