Un saluto a voi, infaticabili amanti della natura, che condividete con me queste piccole (ma spero intense) parentesi tra alberi, fiori, piante e insettini indaffarati.
Iniziamo il nostro tour dicembrino con le bacche rosse – che più rosse non si può – della Nandina. Questa pianta sempreverde fu introdotta in Europa a inizio Ottocento dall'Asia orientale, dove, a quanto pare, è ritenuta un porta-fortuna ed è chiamata "bambù sacro" (un nome che dà un certo tono, insomma)¹.
Questa simpatica pallina è invece il frutto del Nèspolo, che è commestibile e viene di solito raccolto nel periodo autunnale, ma deve essere bello maturo per poter essere mangiato (da non confondersi con le dolcissime nèspole dell'albero giapponese, che troviamo in vendita nei supermercati in primavera). Che mi ricordi, non mi sembra di averlo mai assaggiato... (📌 promemoria: "assaggiare la nèspola")².
La ghianda del Leccio ce le abbiamo ben presenti tutti, perché rappresenta, assieme ad altre, il mangime "tipico" dei maiali (e ho scoperto che è stata impiegata anche come surrogato del caffè).
L'albero è un sempreverde, ed esistono degli esemplari diventati plurisecolari. Purtroppo – ma giustamente!!! – dobbiamo limitare gli spostamenti in questo periodo (gli sbadati clicchino qui), ma appena potrò muovermi liberamente sarà proprio il caso di andare ad ammirare meraviglie come il leccio di Gnicche (200 anni!) a Bosco di Sargiano (AR), e il leccio di Faltognano (300 anni!) a Vinci (FI)³.
L'Olivo non ha bisogno di grandi presentazioni, dico bene? Fino a qualche anno fa, uno dei miei prozii possedeva un uliveto che si trovava poco distante dalla casa dei miei nonni paterni, e da piccole io e mia sorella giocavamo sulle radici di questi alberi, divertendoci ad arrampicarci sui rami più grandi. Come da tradizione, in autunno davamo il nostro grande ("piccolo" in realtà) contributo alla raccolta; una parte di queste olive veniva messa in salamoia da mia nonna diventando uno sfizioso antipasto, che – dipendesse da me – diventerebbe anche la base della colazione, del pranzo e della cena. Una volta ho provato anch'io a cimentarmici, ma il risultato è stato un disastro muffoso xD.
Altra vecchia conoscenza è l'Edera di cui ho ripreso in questa sede le bacche. L'edera è dannatamente resistente e longeva, tanto da poter arrivare a 400 anni di vita. Difatti simboleggia la fedeltà e la longevità, e nell'antichità era comune usarla per decorare la porta e il tetto delle casa nella convinzione che allontanasse le entità malefiche (evidentemente, non è mai stata di questo parere mia nonna, che l'ho vista combattere con questa pianta infestante sin da quando ero piccola)⁴.
FONTI
Nèspolo, in Enciclopedia Universo (1966), Vol. 9, pag. 19, Istituto Geografico DeAgostini, Novara
Leccio, in Enciclopedia "Universo" (1966), Vol. 7, pag. 375, Istituto Geografico DeAgostini, Novara
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